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La leggerezza dell'intellettuale

Luciano Russi
Un’assenza che si fa sentire nella società abruzzese, dal mondo accademico
a quello istituzionale, dall’ambiente sportivo ai tanti amici che con lui
hanno condiviso la sua vita da Magnifico. Vario ha chiesto a Luciano D’Alfonso,
intellettuale, politico e allievo del professore, un suo ritratto.
 
Luciano Russi

L’assenza di Luciano Russi si nota, eccome! Sono due anni che ci mancano le sue riflessioni in pubblico e in privato. Bellissima la battuta che ci rivolgeva, sempre pieno di sorriso e di serenità: “mi sento un salariato senza salario, per le ragioni dell’Abruzzo!” Un modo, come sempre efficace, di esprimere la sua totale dedizione per “il discorso pubblico” a favore di un Abruzzo in cammino. Perché ci convince il suo ricordo, recuperabile solo attraverso una discussione di merito sulle sue intuizioni e soprattutto sulle lucidissime analisi che ci ha consegnato, che in questa sede possiamo solo accennare ma che il 16 giugno prossimo, alla Sala dei Marmi della Provincia di Pescara, svolgeremo con maggiore compiutezza? Quattro grandi questioni ha saputo affrontare, in totale solitudine, con una profondità di lettura che lo mantiene specialissimo nel panorama intellettuale italiano:

1) la consapevolezza sulla nascita della Nazione;

2) la piena comprensione del concetto di laicità;

3) il valore dello sport, non solo nel perimetro di gioco;

4) il significato della formazione universitaria o, meglio ancora, dell’esperienza universitaria.

Per ognuna delle questioni teoriche affrontate, Luciano Russi è stato capace, ad oltranza, di una coinvolgente ed originale aggiuntività, sul piano dell’accrescimento della conoscenza collettiva. L’unico aiuto che si è sempre consentito, nella sua attività teorica (ma anche pratica), è stata la selezione accurata della parola, veicolo costante di valenza pubblica. Mi piace ricordare la prima lezione del Professor Russi, titolare della cattedra di Storia delle Dottrine Politiche, all’apertura dell’anno accademico 84/85, della Facoltà di Scienze Politiche di Teramo: si materializzò una insuperabile riflessione collettiva sulla particolarità della disciplina in esame, nel quadro di una ricostruzione storica della istituzione della prima Facoltà di Scienze Politiche in Italia. Tutto ruotava su una serie di domande che Luciano si poneva e ci poneva, e su una progressiva, ma soprattutto creativa, capacità di promuovere risposte all’altezza della sfida, che animava all’indirizzo degli studenti numerosi e attentissimi. Ricordo ancora il silenzio in aula di noi studenti e la sua centralità “itinerante”, rispetto allo spazio disponibile, nei fatti trasformando l’ambiente in una vivacissima piazza da confronto pubblico, oggettivamente produttivo. Il suo discorso è sempre stato geometrico, crescente, con un ruolo gigantesco riconosciuto alla parola scelta e alle immagini tratteggiate con le quali completava le sue argomentazioni. Mi ha sempre convinto di Luciano il suo precedere razionale, riuscendo facilmente a legare i punti di forza delle diverse discipline incrociate. Anzi, su questo ultimo punto, ci portava per mano per farci cogliere lo specifico della formazione universitaria. In definitiva, a fine lezione, “la cosa” spiegata era chiara, ripetibile, anche con il carico di curiosità ulteriori, che mobilitava a ragione. Di sicuro la lezione di Luciano Russi rendeva disponibile un terreno di coltura per l’innamoramento culturale, per la propensione a porsi le domande e ad accettare la difficoltà di un cammino verso la conoscenza possibile. Sulla Nazione ha insegnato a tante generazioni di studenti, non solo abruzzesi, che è servito il mito del primo stabilirsi dell’Italia, collegato alla sua rappresentazione epica, ma più di tutto l’Italia unita si è costruita sulle infrastrutture. La laicità ha percorso tutto il suo dire intellettuale, nel senso che l’evoluzione dei singoli e delle collettività, come delle istituzioni, è direttamente collegata alla capacità di entrare nel merito, prima di tutto concependo le differenze, cogliendo i particolari, in una parola distinguendo gli elementi della realtà. Su questo piano, meglio di tanti altri, il nostro Luciano ha realizzato una pacifica comprensibilità del valore aggregante della laicità.

Quanto al significato sociale dello sport, la sua passione militante ci ha permesso di ragionare sulla vocazione pedagogica dell’antagonismo, per quanto concerne l’apprezzamento dell’avversario e delle connesse regole del gioco, poiché è necessaria almeno la dualità per originarsi la competizione, per qualsiasi campo di gioco. Il Rettore, il Professore, il militante sportivo e il caro Luciano (per i tantissimi che lo hanno conosciuto e stimato umanamente) meritano univocamente un’ultima, importante, sottolineatura: si è sempre distinto per una forte carica regionalista. Mai il nostro Luciano si è collocato in lontananza, avendo studiato e lavorato sodo per aiutare l’Abruzzo a ritrovarsi, rintracciando le tante potenzialità dei nostri territori, dedicandosi alla fortezza delle giovani generazioni, riversando sul progetto di sistema universitario regionale tutto il patrimonio delle sue energie. L’assenza di Luciano Russi si nota, eccome. Quella fisica, quella della sua simpatia e della sua allegria, quella della sua “leggerezza”. L’assenza che non sentiremo mai, invece, è quella della sua intelligenza e del suo insegnamento.

 

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