Logo Vario

Spazio all'arte

Rizziero Di Sabatino
Dopo trent’anni di attività la galleria Rizziero inaugura una nuova sede a Pescara: pensata per le esigenze dell’arte contemporanea
 

di Simone Ciglia

Rizziero Di SabatinoDopo alcuni anni dalla chiusura del vecchio spazio, nel dicembre 2011 è stata inaugurata la nuova sede della galleria Rizziero di Pescara, in viale Regina Elena 65 Da allora si sono succedute una mostra del fotografo Ansel Adams e una personale dell’artista spagnolo Prudencio Irazabal. Il titolare, Rizziero Di Sabatino, racconta il nuovo spazio.

Quali sono stati i criteri che hanno guidato la scelta del nuovo spazio? Quali sono le sue caratteristiche?

Abbiamo scelto lo spazio quattro anni fa quasi casualmente, dopo parecchi anni di ricerca di una sede più grande. Lo spazio attuale è vicinissimo a quello precedente ed era inutilizzato da molti anni. La più recente sezione posteriore dell’edificio era stata costruita negli anni Sessanta come garage e adibita a uso magazzino, ma l’opera non era stata completata. È iniziato quindi un lavoro di ristrutturazione molto lungo. Lo spazio è congeniale per una galleria in quanto è dotato di due volumi piuttosto ampi: il primo misura circa 11 metri per 6, il secondo (che abbiamo deciso di utilizzare come ufficio e magazzino) 14 per 5. La parte vecchia dello stabile ha invece soffitti con le volte, che si prestano ad un impiego sia come spazio espositivo che uffici. Anche la metratura, che si attesta sui 400 metri quadrati, rispondeva alle nostre esigenze.

Lei ha scelto la città di Pescara come sede della sua galleria. Qual è la sua opinione sulla realtà artistica del territorio?

La scelta di stabilire la sede a Pescara risale al 2003 ed è stata dettata da varie ragioni: da una parte il desiderio di avere una galleria nella regione dove sono nato; dall’altra il fatto che Pescara è la città più grande dell’Abruzzo e quella con la maggiore tradizione nel campo dell’arte contemporanea, assolutamente straordinaria rispetto alla sua dimensione. Mi riferisco alla storia iniziata negli anni Sessanta con personaggi come Ettore Spalletti, Mario Pieroni, Lucrezia De Domizio, Cesare Manzo. Anche se successivamente molte di queste gallerie si sono trasferite altrove, hanno tuttavia lasciato una traccia fortissima. Ancora oggi, quando parlo con gli artisti, il ricordo che si conserva della città è straordinario. Questa storia oggi trova spazio ancora nella galleria di Manzo, e nella mia e quella di Benedetta Spalletti. Tornare a Pescara è stata quindi una scelta obbligata.

La politica espositiva della sua galleria si basa su artisti consolidati, quelli che vengono ritenuti i maestri dell’arte contemporanea. Ha intenzione di proseguire su questa linea anche per il futuro?

Sì. Il programma sarà incentrato principalmente su autori contemporanei già affermati e artisti storici del Novecento, mettendoli in alcuni casi a confronto. Come abbiamo fatto in passato, ci occuperemo anche di alcuni artisti giovani. Quest’ultimo è un mercato che non seguo tanto come gallerista ma piuttosto come collezionista.

La galleria Rizziero è in attività da più di trent’anni, essendo stata fondata nel 1977. Lei si occupa di arte dal 1996. Com’è cambiata a suo avviso la professione nel corso di questo arco di tempo?

Già durante il liceo e l’università ho fatto esperienza in galleria lavorando part-time e seguendo le fiere. Successivamente ho iniziato ad occuparmi dell’arte a tempo pieno dal 1997 con l’apertura della galleria No Code a Bologna, dopo aver fatto un po’ di anni di lavoro all’estero in un settore diverso. In questo arco di tempo il lavoro è cambiato moltissimo. Oggi prevale un sistema nel quale fanno la parte del leone alcune grandi gallerie internazionali, soprattutto anglosassoni. Quelle italiane contano abbastanza poco, e non possono fare altro che ritagliarsi delle nicchie dove fare delle cose di grande specializzazione e qualità, differenziandosi dal lavoro più massificato dei grandi player del mercato. Questi spesso rappresentano artisti di fama internazionale per un pubblico di collezionisti composto ormai in larga parte da miliardari dell’est, che comprano sostanzialmente blue chip dell’arte perché trattate da certe gallerie. In questo contesto l’Italia purtroppo conta poco sia per la cronica assenza di istituzioni sia per la scarsità di musei prestigiosi sul territorio nazionale.

Le gallerie private fanno del loro meglio per sostenere l’arte contemporanea italiana, ma spesso le loro piccole dimensioni non permettono di ottenere grandi risultati. All’interno del più “casalingo” mercato italiano ci sono tuttavia bellissime realtà e piccole eccellenze, in cui esiste ancora un rapporto diretto tra artisti e galleristi. Come si declina questo discorso in un contesto ancor più periferico come quello abruzzese?

Le gallerie abruzzesi di oggi devono seguire la tradizione degli anni ‘70 e riconquistare un ruolo internazionale con delle proposte di grande qualità, che riaccendano nel miglior collezionismo internazionale il desiderio di venire a Pescara. C’è ancora spazio per un lavoro con artisti veri. Ci sono sempre artisti di grandissima qualità –sia italiani che stranieri– attratti dalla possibilità di fare una mostra a Pescara. Tuttavia è un mondo che dal punto di vista dell’economia dell’arte conta sempre meno, ma da cui spesso viene fuori l’intellettualità del lavoro degli artisti di oggi. La possibilità di Pescara risiede in questo; è evidente che non può che essere una periferia nelle economie dell’arte internazionale, come lo sono l’Italia e l’intera Europa. Il mercato maggiore sarà sempre più nell’area del Pacifico. Ciò non toglie che possano esistere –e speriamo che continuino– piccole realtà, in Italia come in altri paesi.

Qual è a suo parere l’importanza dello spazio espositivo per una galleria di arte contemporanea?

Lo spazio è fondamentale: spesso proprio dalla qualità di uno spazio si decide la possibilità di fare una mostra; frequentemente gli artisti vengono attratti da questo piuttosto che da un gallerista. Si tratta di un elemento di primaria importanza, soprattutto per una generazione –quella che viene dall’Arte Povera– che vi si rapporta in maniera privilegiata. Un artista può decidere di non fare una mostra in una galleria se non ne apprezza lo spazio.

A proposito di noi

Vario è una rivista che da oltre venti anni racconta l'Abruzzo valorizzandone le eccellenze nei diversi settori: quello culturale, economico, ambientale, produttivo e sociale. Un taglio giornalistico moderno, sobrio ed esaustivo e un'alta qualità delle immagini ne fanno uno strumento indispensabile per conoscere meglio questa regione in crescita.
  

Come trovarci

Ultimi Articoli

Newsletter

Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del d.lgs. 196 del 30 giugno 2003.