Sportivi si nasce
Inchiesta
Sportivi si nasce
di Fabrizio Gentile
Nelle cellule dell’acido desossiribonucleico (DNA) c’è una proteina, non
ancora identificata, che predispone alla pratica sportiva. È quanto abbiamo
scoperto con questo servizio (che poi passeremo alla rivista internazionale
Science per le dovute verifiche) in cui presentiamo alcune giovani promesse:
figli d’arte, anzi di sport.
Alle Olimpiadi di Londra non ci sono andati. Ma chissà, qualcuno dei giovani atleti che vi presentiamo nelle prossime pagine potrebbe prendere parte all’edizione 2016 che vedrà la fiamma olimpica ardere sotto l’Equatore, in terra brasiliana. Perché come diceva Muhammad Ali, “I campioni non si costruiscono in palestra. Si costruiscono dall’interno, partendo da qualcosa che hanno nel profondo: un desiderio, un sogno, una visione”. E loro, il sogno di arrivare in alto, lo coltivano tutti: impegnati nelle discipline più diverse (dalla pallavolo al nuoto, dal golf al surf, dalla pallanuoto al tennis) desiderano raggiungere traguardi degni di nota, quanto meno per eguagliare o superare i record dei propri genitori. Ed ecco svelato il fil rouge che lega le storie di queste giovani promesse dello sport: sono tutti figli d’arte, per così dire, ovvero nati da coppie di atleti che hanno praticato, a vari e diversi livelli, attività agonistica trasmettendo per via genetica la loro passione alla prole. Passione che, assicurano i diretti interessati, sarebbe sbocciata comunque, ma che –crediamo noi di Vario– è senz’altro stata alimentata dall’essere cresciuti in un ambiente in cui lo sport è “di casa”. Nessun condizionamento, quindi, nella scelta della disciplina; ma senz’altro un fertile humus tra le mura domestiche, che ha fatto crescere questi giovani virgulti con lo stesso amore per lo sport nutrito in passato (e in qualche caso ancora oggi) dai propri genitori. E ascoltando le storie di questi ragazzi scopriamo che, oggi come ieri, uno sport praticato con serietà è un bel fardello: allenamenti costanti, vite sacrificate, difficoltà nel mantenere i rapporti con gli amici, esistenze prematuramente girovaghe al seguito di squadre, tornei, allenatori. Quasi sempre divise tra attività agonistica e studio, le giovani leve dello sport abruzzese sono tuttavia decise ad andare avanti, spinte dal desiderio di primeggiare, di tenere alto il nome della famiglia. Che li sostiene e li affianca nelle loro imprese, che li segue e li consiglia, che li guida verso la scelta più giusta; insieme, come una squadra affiatata. Incontrando la vittoria e la sconfitta, e –come diceva Kipling– ”Trattando queste due bugiarde con lo stesso viso”.