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Sulle note della rinascita

L'auditorium del Parco

Renzo Piano ha regalato all’Aquila un vero gioiello, che restituisce alla città
ferita dal sisma un luogo di incontro e di aggregazione e ne onora la lunga
e rinomata tradizione musicale

 

di Francesco Paolucci

 

Renzo Piano e Roberto Benigni all'inaugurazione dell'Auditorium all'AquilaÈ la notte, probabilmente, il momento in cui l’Auditorium del Parco si mostra in tutto il suo splendore. Si possono vedere tra gli alberi, nel buio, dalla strada di Via Castello che porta alla piazza dove è tornata la vita notturna in centro storico, i colori dell’abaco, i colori di una tavolozza tenue di Van Gogh. Illuminano e vivacizzano un’area della città che, a fatica e a passi fin troppo lenti, sta cercando di tornare alla bellezza. È da qui, appena fuori dalla zona rossa, che il progetto a firma di Renzo Piano prova a far cambiare marcia e dare nuovi stimoli alla ricostruzione. L’Auditorium del Parco o “di Renzo Piano”, come è stato ribattezzato, potrebbe diventare, dunque, un’ esternalità positiva per la città e per il territorio. Non sono mancate, comunque, le polemiche che il progetto ha incontrato sin dall’inizio. Le opposizioni alla realizzazione dell’Auditorium sono state diverse e trasversali: “l’auditorium impatta con il Castello Cinquecentesco”, “copre la visuale del Castello”, “c’è un consumo di suolo”, “perché si è deciso di costruirlo lì?”, “perché la decisione non è stata presa con la cittadinanza?”, ecc. Continue polemiche durate fino al giorno dell’inaugurazione, il 7 ottobre 2012, con la rinuncia all’invito di alcuni consiglieri comunali. Importante, però, è conoscere il progetto, l’idea e il lavoro che vi è dietro.

 

L’Auditorium, donato dalla Provincia Autonoma di Trento, è composto di tre cubi pensati come volumi puri che si confrontano, il più silenziosamente possibile, con la mole del Forte spagnolo e d’autunno quasi scompaiono avvolti dagli alberi del parco. Il corpo centrale ospita 238 spettatori e circa 40 orchestrali. Gli altri due cubi sono per i servizi per il pubblico (foyer con bar, guardaroba e biglietteria) e quelli per gli artisti. La struttura ha fatto sì, inoltre, che si aprisse una piazza pubblica di fronte ad essa che accorcia la distanza tra la città e l’auditorium. La scelta di un auditorium della musica nasce da un dialogo tra il direttore d’orchestra Claudio Abbado e Renzo Piano per sostenere la cultura aquilana, forte di una rinomata tradizione musicale. Così è nata questa sala per concerti, in sostituzione temporanea di quella del Castello, lesionata dal sisma. La cassa armonica dell’Auditorium è concepita come un grande “Stradivari’’ e pertanto realizzato in legno d’abete di risonanza proveniente dalla Val di Fiemme, nel Trentino. La collocazione dell’opera, cosa che ha suscitato non poche polemiche, è un’aspetto fondamentale del progetto: pensato e realizzato in corrispondenza dell’ingresso della città storica, l’Auditorium interagisce sia con il forte spagnolo che con la piazza della Fontana Luminosa, punto di snodo tra il centro storico e la periferia. Una nuova piazza per la città, immersa nel parco e integrata con la vegetazione. Sono state, infatti, spostate solo tre piante durante la realizzazione, ma verranno comunque recuperate e ripiantate a poca distanza. L’Auditorium, per come è stato concepito e realizzato, supera la sua funzione di sala da musica interna e porta la musica all’esterno in maniera colorata e, forse, più democratica. Questa collocazione risponde all’esigenza di dare il via ad un processo di radicale riqualificazione e rivitalizzazione dei punti critici della piazza della Fontana Luminosa, luogo di interfaccia tra il Centro Storico e la città novecentesca, carente di punti di aggregazione, e del parco. All’esterno dell’Auditorium forse c’è la sfida maggiore: la vita della piazza con spettacoli all’aperto. L’area di fronte alla struttura può ospitare, infatti, una platea per circa 500 persone e c’è tutto il necessario per il cinema all’aperto. Poco distante dall’Auditorium è stata inaugurata la nuova sede della Facoltà di Lettere in una struttura eccellente e sicura ricavata dal vecchio ospedale. È stimolante immaginare il movimento degli studenti tra l’università e il parco dell’auditorium, magari per ascoltare un concerto, magari per un caffè nel bar o magari semplicemente per studiare o fare pausa sul prato sotto le querce canadesi. L’Auditorium, quindi, è una struttura per gli studenti, per una città universitaria, realizzata anche dagli studenti. Sì, perché 21 ragazzi della Facoltà di Ingegneria dell’Aquila hanno avuto la possibilità di fare uno stage per sei mesi all’interno del cantiere e vivere un’esperienza formativa di alto livello.

 

 
 
 
Hanno lavorato per sei mesi affiancando tecnici, esperti e maestranze in cantiere, con scarpe antinfortunistiche e caschetti. Parlano Marco, Laura ed Elisa, tre dei 21 studenti aquilani selezionati per partecipare alla costruzione dell’Auditorium.

 

I ragazzi dell'Auditorium

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Marco Mastrogiuseppe - 30 anni, studente di Ingegneria Edile e Architettura

“L’Auditorium è un regalo che hanno fatto alla città”

Siamo stati divisi in sette gruppi di tre studenti l’uno e ogni gruppo ha seguito i lavori del cantiere facendo dei report giornalieri che poi diventavano settimanali. Stiamo ancora finendo degli elaborati a seconda del tipo di lavorazione: opere civili, opere in legno, impiantistica, sicurezza, sistemazione esterna, prove di laboratorio. Un aspetto importante di questa nostra esperienza è l’aver affrontato temi per noi nuovi. Hanno portato qui, all’Aquila, la cultura degli edifici in legno, una tecnologia importante che conosciamo ancora poco. Questo, per me, è stato il vero dono che l’operazione di Renzo Piano e la Provincia autonoma di Trento hanno fatto alla nostra città. Inoltre, tenere dentro al cantiere ventuno studenti che adesso sanno qualcosa in più del legno è un patrimonio e questi tre cubi, isolati sismicamente in tre maniere differenti, sono la dimostrazione di come si può costruire in maniera veloce, pulita e sicura. Hanno impiegato solo 6 mesi per realizzare una grande opera.

Elisa Roncari - 23 anni, studentessa di Ingegneria Edile e Architettura.

“L’Auditorium è mio figlio”

Io, essendo la più piccola del gruppo, ho fatto un’esperienza inversa rispetto agli altri: mi trovavo a metà del quarto anno quando sono iniziati i lavori e ancora non affrontavo le materie più tecniche. Non ho avuto, quindi, il riscontro dalla teoria alla pratica, ma ho imparato prima sul campo e adesso affrontando le materie tecniche mi rendo conto che alcune cose le conosco già perché le ho imparate in cantiere. L’Architetto Paolo Colonna ci ha seguiti molto, un giorno ci ha fatto fare anche la prova dell’invecchiamento precoce del colore, eravamo sotto la pioggia. Si vedeva che teneva molto all’auditorium e che noi apprendessimo il più possibile. Una delle cose più simpatiche che è capitata, invece, è stata quando il responsabile della sicurezza, che in quel periodo non era all’Aquila, ha visto tramite una webcam montata all’interno del cantiere uno di noi senza giubbino di sicurezza. In tempo reale gli ha telefonato dicendogli di indossarlo! Un’esperienza molto bella è stata quella degli open day dove spiegavamo ai curiosi il progetto. In quelle occasioni mi sono confrontata, e mi confronto ancora, con persone che dimostrano una chiusura pregiudizievole nei confronti dell’opera. Non penso che l’auditorium debba piacere per forza, ma mi ha stupito l’atteggiamento di alcuni che non hanno voluto avere un confronto e delle spiegazioni. Le persone che si sono volute informare, però, sono state tante.

Laura Quaresima - 27 anni, studentessa di Ingegneria civile.

“L’Auditorium è un diamante in mezzo ad un parco”

Stando in cantiere abbiamo toccato con mano diversi aspetti. Oltre ai diari giornalieri abbiamo fatto la progettazione di un eventuale riposizionamento dell’auditorium, abbiamo dato una grande mano per l’inaugurazione, cimentandoci nella realizzazione di brochure e curato gli open day, le visite guidate durante la costruzione e nel giorno dell’inaugurazione. Per sei mesi, tutti i martedì, abbiamo accolto i curiosi per spiegare il progetto. È venuta molta gente. Inoltre, abbiamo realizzato un sito internet (www.auditoriumdelparco.it) e creato il gruppo “Quelli dell’infopoint”. Tutto quello che ho studiato in questi anni sui libri l’ho ritrovato all’interno del cantiere, ad esempio una semplice prova di rottura del calcestruzzo che non avevo mai visto. Poi c’è l’esperienza giornaliera del cantiere: indossare le scarpe infortunistiche, imparare a muoversi in sicurezza, rapportarsi con il direttore dei lavori e le altre figure. È stato un cantiere d’eccellenza e l’esperienza che abbiamo fatto è stata unica; ci siamo ritrovati all’interno di un ambiente disponibile e semplice. Renzo Piano si è messo al nostro livello: ci ha ascoltato, ci ha fatto parlare, ha ascoltato i problemi che sottoponevamo, si è sempre informato del nostro lavoro. Noi ci siamo affezionati a loro, ma credo che anche loro si siano affezionati a noi. Sono rimasti talmente soddisfatti di questa esperienza di studenti nel cantiere tanto da volerla riproporre in altri progetti.

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