Il bello del nazional-culturale
Gabriele Gravina
Il bello del nazional-culturale
di Claudio Carella
“Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / ché la diritta via era smarrita”. Cosa c’è di oscuro nel mondo del calcio che l’ha spinta a abbandonare il Castel di Sangro?
«Niente di particolarmente oscuro: credo che un progetto abbia un inizio e una fine, e quell’esperienza aveva esaurito il suo percorso, durato peraltro circa vent’anni. Ci sono iniziative che giungono a un punto in cui bisogna avere la consapevolezza, la responsabilità di interrompere quel tipo di progetto».
Ma Gabriele Gravina non ha affatto lasciato il mondo del calcio, anzi ha raddoppiato, pensando ai suoi incarichi come consigliere federale, come capo delegazione della Nazionale Under 21 e come amministratore delegato di Federcalcio, la società che detiene il patrimonio immobiliare della Federazione. Ed è passato con disinvoltura dagli stadi ai palcoscenici, alcuni particolarmente prestigiosi come quello dell’Arena di Verona, dove ha portato in scena lo spettacolo di cui è coautore, oltre che produttore, insieme a Don Marco Frisina: la Divina Commedia, l’opera musical-teatrale che sta riscuotendo un enorme successo in tutta Italia da quattro anni a questa parte. «Anche in questa occasione la campagna acquisti è stata importante –scherza– e avere un “top player” come Carlo Rambaldi (il compianto premio Oscar, papà di E.T.) è senz’altro stato fondamentale per costruire uno spettacolo vincente». Uno spettacolo dai grandi numeri, che si appresta a tornare all’Arena per la prossima estate «e anche nei grandi templi dello sport come l’Olimpico o San Siro, dove mi piacerebbe portarlo» confessa Gravina, «anche se il mio sogno sarebbe di vederlo allo stadio di Teramo, una bella struttura e un punto di riferimento importante per tutta la regione». “La Divina Commedia”, nata da un’idea di Don Marco Frisina (autore delle musiche) e di Gianmario Pagano (autore del libretto), fonde in sé musica, letteratura, danza e arte figurativa in un’indimenticabile e suggestiva cornice. Le eccezionali creature disegnate da Rambaldi e realizzate da un altro grande nome degli effetti speciali come Sergio Stivaletti, le imponenti scenografie unite alle immagini proiettate su un grande schermo ne fanno un’esperienza unica per lo spettatore, che viene catapultato all’interno dello straordinario mondo dantesco, in uno “spettacolare viaggio in musica dall’Inferno al Paradiso” come recita il sottotitolo. Il kolossal è prodotto da una società di cui Gravina è il riferimento, e che «è stata costituita con lo scopo di organizzare e valorizzare alcuni importanti progetti culturali italiani. Lo stimolo fondamentale viene da una riflessione di gruppo che costituisce la filosofia dell’azienda, e che è quella della responsabilità sociale. Un imprenditore, oltre a raggiungere gli obiettivi della sua attività, deve profondere energie sul territorio o individuare un settore nel quale investire risorse. L’abbiamo individuato nello sport, con tante iniziative (fra le quali il Castel di Sangro) legate anche allo sci e al rugby a L’Aquila; e abbiamo anche pensato di sviluppare un progetto culturale importante come questo della Divina Commedia, investendo risorse ed energie in prima persona, con sacrifici notevoli, e il risultato ci ha ampiamente ripagato sotto il profilo emotivo. Vittorio Sgarbi ha detto che siamo stati bravi nel restituire alla vita l’opera di Dante nella sua giusta dimensione. Si tratta di un viaggio introspettivo: Dante parla al pubblico e parte dal pubblico, è un’opera interattiva in cui lo spettatore diventa protagonista e questo viaggio emotivo è il viaggio di ciascuno di noi». (articolo completo su Vario 81)