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La città del Jazz

Speciale Festival

Pescara come New Orleans: in riva all’Adriatico hanno suonato i più grandi jazzisti internazionali, da Duke Ellington a Ella Fitzgerald, da Keith Jarrett a Miles Davis, da Paolo Fresu a Enrico Rava. In un concerto che dura da quarantun anni

 

di Fabio Ciminiera

 

Chet BakerMiles DavisKeith JarrettEnrico Rava

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’estate del 1969, due anni dopo la famosa Summer of Love che ebbe nel raduno di San Francisco il punto di partenza della hippie revolution, vide la nascita a Pescara di uno dei più importanti festival jazz al mondo. Una grande massa di giovani, amanti del jazz e dei concerti in generale, affollò l’area delle Naiadi per una serie di esibizioni di quelli che, all’epoca, erano i grandi nomi della scena internazionale: tra il 18 e il 20 luglio i “tre giorni di pace, amore e musica” di Pescara videro alternarsi sul palco il Bill Evans Trio, il Philly Joe Jones Quintet, il trio di Georgios Avanitas e il quartetto di Lucky Thompson, l’Ensemble di Barney Kessel e il New Dixieland Sound di Marcello Rosa, oltre ad Albert Nicholas, Jean-Luc Ponty Quartet e la Big Band di Maynard Ferguson. Nomi noti forse solo agli appassionati, ma che negli anni sono stati seguiti da quelli di star internazionali della musica come Chet Baker, Ella Fitzgerald, Miles Davis, Sarah Vaughan, Dizzy Gillespie, Oscar Peterson.

E poi Keith Jarrett, Michel Petrucciani, Pat Metheny, ma anche Bob Dylan, Joan Baez, Burt Bacharach. Pescara, in oltre quarant’anni, è stata una città conosciuta in tutto il mondo grazie al suo festival jazz, il primo del genere in Italia e a tutt’oggi il più longevo (sopravvissuto anche ad altri di pari livello in Europa e negli Stati Uniti) al quale hanno partecipato “tutti, ma proprio tutti” i più grandi rappresentanti del jazz mondiale, per dirla con le parole del suo direttore artistico Lucio Fumo. E proprio il patron del festival è il protagonista di una lunga intervista nelle pagine che seguono, in cui si abbandona ai ricordi e traccia un bilancio della manifestazione che ha raggiunto, ormai, il ragguardevole traguardo di 41 edizioni in 44 anni di attività. L’edizione del 2013, dopo tante stelle internazionali, vede finalmente affacciarsi sul palco del teatro D’Annunzio una voce italiana, anzi abruzzese: quella dell’aquilana Simona Molinari, paladina dell’electroswing, reduce dai successi di un altro festival (quello di Sanremo) che l’ha definitivamente proiettata in cima alle classifiche dei dischi più venduti. Simona è stata scelta anche come testimonial del Pescara Jazz per la presentazione del festival avvenuta lo scorso aprile all’Enit, nel prestigioso Rockefeller Center di New York: la sua esibizione ha costituito non solo una succosa anteprima dell’edizione numero 41 di Pescara Jazz, ma anche del suo tour che la porterà il prossimo autunno a varcare la soglia del tempio del jazz statunitense, il Blue Note di New York. Ma il Pescara Jazz non è solo una splendida vetrina che da quarant’anni mette in mostra i gioielli mondiali della musica. La sua importanza sta anche nell’aver ispirato e dato vita a una generazione di musicisti abruzzesi che nel loro Dna hanno quello che potremmo chiamare il “fattore J”, un’impronta genetica che rende questi artisti tra i più attivi e apprezzati della scena italiana ed europea. Molti di loro hanno scelto altri Paesi dove esprimere il loro talento, altri sono ancora saldamente legati, professionalmente, alla loro terra d’origine. Per tutti, ma proprio per tutti, il Pescara Jazz è un punto di riferimento: è stato “il modo per scoprire e amare un genere musicale”, “uno stimolo allo studio e all’impegno sul proprio strumento”, un “mezzo per alimentare la propria passione”. A non pochi di loro è stata data la possibilità di esibirsi sul palco del festival, ad altri la manifestazione ha dato modo di studiare e di perfezionarsi attraverso le borse di studio istituite in collaborazione con il Columbia College di Chicago. Per i più giovani questo evento, autentico fiore all’occhiello della nostra regione, resta un appuntamento importante: un’occasione per confrontarsi con i propri idoli, per superare i propri limiti, per alzare l’asticella dei sogni e delle ambizioni. Abbiamo intervistato alcuni di loro riunendoli in quella che potrebbe essere una ipotetica “Abruzzo Big Band”. Da pagina 18 le risposte alle nostre domande: 1. Che cos’è e che cos’è stato Pescara Jazz per la nostra realtà musicale e, in particolare, jazzistica? 2. Cosa ha rappresentato per te il festival e come questa “presenza forte” ha influenzato la tua carriera? 3. Il concerto più rappresentativo visto al festival?

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