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Tutto Fumo e molto jazz

Personaggi

Ci voleva fiuto oltre 40 anni fa per presagire che un festival jazz
avrebbe avuto tanto successo. Accreditato tra i più autorevoli d’Europa
e seguito da tanti appassionati e non solo, il Pescara Jazz è oggi
la manifestazione più longeva e frequentata dell’estate abruzzese

 

di Claudio Carella

 

Lucio FumoGli italiani cantavano “Zingara”, la canzone vincitrice del Festival di Sanremo del 1969 presentata da Bobby Solo e Iva Zanicchi. In pochi conoscevano un tal Bill Evans, che il 18 luglio dello stesso anno apriva i battenti del primo Festival Internazionale del Jazz di Pescara che sarebbe diventato il più longevo tra i festival jazz italiani, tra i più autorevoli e seguiti d’Europa. «Direi piuttosto che è uno dei festival più importanti del mondo. Finito quello di New York e quello di Newport, rimangono festival europei come Montreaux, Nizza, l’Aja e il nostro». A precisare è Lucio Fumo, patron, anima e corpo del Pescara Jazz Festival, che quest’anno festeggia 41 edizioni in 44 anni.

 

E Umbria Jazz?

«Umbria Jazz è nato nel 1973, dopo il Pescara Jazz. Carlo (Pagnotta, il patron della manifestazione umbra, ndr) veniva a Pescara nel ’69, ’70, ’71 e dopo aver visto il festival qui partorì l’idea di Umbria Jazz. Ho da sempre ottimi rapporti con lui. Addirittura nel ’73, per la loro prima edizione, ci portarono migliaia di depliant, e noi li distribuimmo al nostro pubblico. L’unica differenza sta nel fatto che Umbria Jazz ha avuto da subito sponsor come la Perugina e appoggi istituzionali piuttosto consistenti cui ha fatto seguito una politica regionale che ha puntato tutto su Umbria Jazz e sul Festival dei Due Mondi di Spoleto. Che, peraltro, fu inizialmente proposto da Gian Carlo Menotti all’Abruzzo».

Lucio Fumo con Keith Jarrett, Michel Petrucciani e Caetano VelosoLucio Fumo e PetruccianiLucio Fumo e Caetano Veloso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma cos’è il Pescara Jazz?

«È senza alcun dubbio la manifestazione più importante che l’Abruzzo possa vantare nel campo dello spettacolo e della musica....»

E L’Aquila? Il Teatro Stabile, L’Istituzione Sinfonica, i Solisti Aquilani...

«Certo. L’Aquila ha cominciato a fare manifestazioni culturali molto prima di Pescara e ha creato le grandi strutture che lei giustamente ricorda. Però credo sia giusto sottolineare che la consistenza dei finanziamenti pubblici, regionali soprattutto, erogati alle strutture aquilane anche con leggi dedicate è stata sempre imparagonabilmente maggiore della quota riservata a noi. Mi sembra però incontestabile che nessuna manifestazione abruzzese abbia la risonanza mediatica e l’incidenza sociale ed economica di Pescara Jazz. A parte i 44 anni e le 41 edizioni, che basterebbero a dimostrarne il valore, è che a Pescara sono passati tutti i mostri sacri del jazz, da Duke Ellington a Miles Davis, da Ella Fitzgerald a Oscar Peterson, da Sarah Vaughan a Herbie Hancock».

I più grandi nomi della scena americana. E anche negli USA l’eco del festival si fa sentire. Quest’anno, come nel 2012, avete presentato l’evento insieme al main sponsor, Cantina Tollo…

«Sono stato recentemente a Chicago e a New York, dove ti rendi conto che se qualcuno conosce Pescara è grazie al Festival Jazz. Un anno andai con mia moglie a New York e decisi di fare un salto a sentire Clark Terry in un locale. Appena entrati fummo accolti da un sonoro “Ciao, Pescara!”. Era Oliver Jackson, il batterista, che aveva passato una settimana a suonare in provincia: il mio nome non lo ricordava ma ricordava benissimo Pescara. Questo entusiasmo si sente anche durante le conferenze stampa fatte a Chicago e New York. Il sostegno di Cantina Tollo è stato per noi fondamentale specie negli ultimi due anni, con la crisi economica e la Regione che ha tagliato dell’80% i fondi attribuiti all’Ente Manifestazioni Pescaresi, e il Comune di Pescara che è in grosse difficoltà. Senza l’aiuto di Cantina Tollo probabilmente saremmo stati costretti a fermarci. Solo da due anni peraltro la Regione ha cominciato a darci attenzione, finanziando la promozione del festival negli USA e associando all’evento la promozione delle nostre eccellenze enogastronomiche. Quest’anno è tornata a farsi sentire anche la Provincia, che ha voluto partecipare alla missione a New York e ha anche ripristinato la sezione del Festival “Jazz in Provincia”, che negli anni Settanta è stato un punto di forza del festival». (L’articolo prosegue sul numero in edicola)

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