Swinging Pescara
Swinging Pescara
di Giorgio D'Orazio
Torna in Abruzzo, perché è in Abruzzo che ormai realizza le sue collezioni, Ada Di Vincenzo, la giovane stilista pescarese impegnata negli ultimi mesi in due importanti esperienze espositive, lo Who’s next di Parigi, dove ha avuto la soddisfazione di vedere selezionate delle sue creazioni tra i “Must Have 2014-2015”, poi presentati al Trend forum, e il White Show di Milano, dove ha ricevuto anche la visita del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, incuriosito dai capi di Ada. Quest’ultimo, il suo nome, è anche il suo brand, con il quale firma collezioni di moda femminile che possono contare su una decisa componente di design, inventiva di qualità che permette ad Ada Di Vincenzo di distinguersi da molte altre proposte che cavalcano produzioni “commerciali”. Formazione al Polimoda di Firenze e dopo tre anni e mezzo ad apprendere i fondamenti del mestiere, un anno a New York per poi specializzarsi ancora di più in maglieria di lusso grazie a due stage in aziende del settore, anche se la parentesi più importante è stata quella londinese. Quando Ada ha adibito il salottino della propria casa di Londra a studio creativo: manichino, macchina da cucire e la prima collezione di soli 12 capi unici, realizzati con tessuti trovati e comprati nei vari viaggi, tutti venduti però.
Ventotto anni e tanta esperienza all’estero, per crescere soprattutto, come la racconti?
«Con tanta emozione perché lasciavo l’Italia da sola per la prima volta e andavo incontro ad una lingua che non mi era così famigliare, ma è stata una bellissima esperienza, ho avuto a che fare con gente di tutto il mondo, ho fatto diversi lavoretti per mantenermi e praticare la lingua e poi ho avuto la possibilità di prendere dei contatti importanti».
Quali?
«Un giorno avevo deciso di andare in spiaggia con un’amica, a Brighton e lì, casualmente, ho incontrato l’organizzatrice della Brighton fashion week che mi ha invitato ad esporre la mia collezione nella sezione haute couture. Proprio in quell’occasione ho conosciuto Helga Fox, agente di molti artisti, principalmente pittori e scultori anche molto famosi, le sono piaciuti i miei lavori e mi ha preso nella sua cerchia. Grazie a lei, oltre a stimolanti conoscenze, ho avuto modo di partecipare a due exhibition in centro a Londra, con i miei lavori esposti accanto a dipinti e sculture di autori celebri, come Joseph Beuys per esempio».
In queste esperienze ti ha aiutato il tuo essere abruzzese, hai detto.
«Sì, credo che noi abruzzesi siamo un popolo molto curioso e intraprendente, pensa che ho incontrato pescaresi in giro per tutto il mondo, dovunque, sembra incredibile. Anche i miei amici infatti, quasi tutti, sono sparsi qua e là all’estero».
Dall’estero però hai scelto di tornare, come te lo hanno fatto in molti, eppure è fuori dall’Italia che, come racconti, si possono cogliere le migliori occasioni.
«Si torna principalmente perché le città che si raggiungono per queste esperienze sono “fredde”, difficili, troppo metropolitane rispetto alle nostre abitudini. Soprattutto per noi abruzzesi che viviamo in una sorta di isola felice quanto a paesaggio, clima, qualità della vita, quotidianità a misura d’uomo. Ma a determinare questa volontà di ritorno c’è anche una questione di cultura e di legame davvero sentito con il proprio paese».
E così Ada (adadivincenzo.com), rientrata nella sua Pescara si è messa in proprio e oggi realizza tutte collezioni “made in Abruzzo” con una fascia di prezzo medio-alta e una “rete commerciale” che passa per la vendita online, su commissione o in conto vendita anche se, grazie alle fiere che sta frequentando, sono sempre più vicini buyer, showroom e negozi che buttano un occhio alle sue collezioni.
Come si svolge adesso il tuo lavoro?
«Disegno a casa e ho avuto la fortuna di trovare due aziende abruzzesi per la produzione, un façonista di Crecchio che si occupa di prime linee altamente rifinite e un maglificio davvero capace di Francavilla al Mare».
Come sono realizzati questi capi?
«Prima di tutto c’è il tessuto e scelgo solo tessuti di un certo valore, lana Merino, cachemire, pelle. Per la linea cerco di abbracciare target diversi, dai volumi più ampi che si prestano a qualsiasi tipo di donna ad altri un po’ più succinti, ma dietro c’è sempre un’idea molto contemporanea che però sa adattarsi ad ogni età e, per certi capi, ho riscontrato che può adattarsi anche agli uomini».
Ti lancerai anche nella moda maschile allora?
«Per adesso non ancora, ma ci sto pensando».