La donna, manager di una multinazionale, è stata trattata in 12 giorni e ora è tornata in Cina guarita. Qualche tempo fa il primario, Bruno Raggiunti, è stato contattato da una manager che vive a Shanghai, che su internet aveva letto di una tecnica mini invasiva praticata nel reparto: l’alcolizzazione delle cisti tiroidee. Raggiunti, che non è nuovo a questo tipo di contatti, visto che ha già curato pazienti arrivati dagli Stati Uniti o dall’Australia, ha dato subito un appuntamento alla donna. Che ha preso un aereo dalla Cina e si è sottoposta a una serie di trattamenti intensivi all’ospedale San Liberatore. «Ho ricevuto la telefonata di un signore dalla Calabria - ha detto il dott. Raggiunti - che mi ha chiesto se la nostra unità operativa complessa effettuava ancora il trattamento delle cisti tiroidee con la tecnica mini-invasiva dell'alcolizzazione o Pei (Percutaneous ethanol injection). Ho risposto di sì. Non a caso un nostro lavoro pubblicato nel 2009, su una rivista scientifica internazionale, ha messo in evidenza un esito cicatriziale ed una riduzione del volume iniziale della cisti pari al 94%».
Da Shanghai ad Atri per curarsi una cisti
Da Shanghai ad Atri per curarsi una cisti alla tiroide. Il reparto di endocrinologia dell’ospedale San Liberatore attrae malati da tutto il mondo anche se ci lavorano solo 2 medici e 4 infermieri.