All’Abruzzo il primato dei reati ambientali
L’Abruzzo è al primo posto in Italia, nel report del 2016 di Legambiente, tra le regioni dove c’è il maggior numero di aziende coinvolte in procedimenti penali per ecoreati: sono 16. Anche i dati del Comando carabinieri forestali, che comprende Abruzzo e Molise, sono allarmanti: da quando gli ecoreati sono entrati nel codice penale, nel 2015, sono 111 i procedimenti, 42 le prescrizioni, ad aziende e singoli soggetti, e 184 mila euro l’ammontare delle multe. Tutto questo è
il frutto della nuova legge e della stretta collaborazione tra le associazioni ambientaliste, le istituzioni e le forze di polizia, in particolare i carabinieri forestali. I dati sono emersi nel forum sulla legge numero 68 del 2015, che si è svolto nell’aula magna intitolata all’agente scelto della Forestale Luigi Giugno, morto con il figlioletto e la moglie in attesa di un altro bimbo, nel terremoto del 2009. Presente il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, che ha tratto le conclusioni del forum, il primo che ha visto insieme Wwf, Legambiente, Libera e l’Arma dei Carabinieri Forestali, con la collaborazione di Coldiretti Campagna Amica. Molto interesse hanno destato gli interventi del generale comandante regionale dell’Arma Ciro Lungo; della presidente della Corte d’Appello dell’Aquila, Fabrizia Ida Francabandera, del procuratore generale Pietro Mennini, del generale di Divisione Davide De Laurentis, vice comandante delle unità per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare dei carabinieri; del direttore generale di Legambiente, Stefano Ciafani. E poi Pasquale Fimiani, sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione; Federica Marinucci, del coordinamento regionale Libera; il direttore generale dell’Arta Abruzzo, Francesco Chiavaroli; Arianna Aradis, dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Tutti d’accordo sul grande cambiamento che la nuova legge sugli ecoreati ha portato nel settore della tutela ambientale, ma, si è detto, ci sono ancora alcuni gap da colmare, come la bonifica dopo l’intervento legislativo e una discrepanza tra magistratura inquirente e magistratura giudicante.