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Bibliografia - Pasquale De Antonis

Pasquale De Antonis nasce a Teramo il 4 Aprile del 1908 e muore a Roma nel 2001, nel 1924 scatta le sue prime fotografie ad esempio il campanile del Duomo della sua città natale, dove rimane fino al 1926 quando si trasferisce con la famiglia a Pescara collaborando con il padre Donato nell’azienda di famiglia relativa alla concessione nella distribuzione di fiammiferi per l’Abruzzo. Le sue prime esperienze fotografiche sono da autodidatta, ma profondamente appassionato arriva a risultati interessanti, decide così di partecipare nel 1930 al 1° Concorso fotografico nazionale di Roma.

Nei primi anni trenta si trasferisce a Bologna per studiare all’Accademia di belle arti e nel 1932 espone alla Prima biennale di fotografia di Roma, nel 1933 partecipa alla mostra fotografica collettiva “Luci ed ombre” al Palazzo dell’arte a Milano. Nel 1934 torna a Pescara e apre il suo primo studio in Corso Umberto, inaugurando un periodo di straordinarie fotografie sul mondo etnografico abruzzese, sulla fotografia sportiva, nei ritratti della borghesia Pescarese ed in una affascinante ricerca fotografica, sui luoghi di Pescara in cambiamento, ispirandosi nei contenuti al libro di Gabriele D’Annunzio “Le novelle della Pescara”.

In questo periodo stringe amicizia con Ennio Flaiano, sarà una lunga amicizia testimoniata tra l’altro dal racconto scritto da Flaiano tra il 1942 -43 “Le fotografie”, nel quale descrive una bellissima avventura fotografica vissuta con il suo amico “Pasqualino”. Nel 1935 De Antonis con l’incoraggiamento e la compagnia del pittore Tommaso Cascella realizza una serie di fotografie su alcune feste popolari abruzzesi ”Le verginelle di Rapino, Il lupo di Pretoro, Il venerdì santo di Spoltore ed Il voto di S. Gabriele”, considerate da importanti antropologi come Annabella Rossi e Diego Carpitella, la nascita della fotografia etnografica italiana, insieme ai lavori coevi di Giacomo Pozzi Bellini sul “Pianto delle zitelle 1939”o di Luciano Morpurgo sulla “Festa di Vallepietra 1934”.

Arriva a Roma già dal 1936 vincendo una borsa di studio per frequentare il Centro sperimentale di cinematografia per il biennio 1936-37, qui viene elogiato per le sue fotografie da Alessandro Blasetti e stringe amicizia con vari colleghi di corso, poi futuri maestri come Michelangelo Antonioni. Nel 1939 viene definitivamente a Roma lasciando il suo studio di Pescara alla sorella Anna De Antonis-Di Prinzio, che collaborò diversi anni con Lui, imparandone le sofisticate tecniche e diventando in ambito regionale una pioniera della fotografia al femminile.

Rileva lo studio di Arturo Bragaglia fratello del più noto Anton Giulio autore delle fotodinamiche futuriste, da un raro documento relativo allo studio di Bragaglia si può leggere il famoso indirizzo di piazza di Spagna 51, lo stesso portone che verrà documentato nel 1945 nelle scene iniziali di “Roma città aperta di Roberto Rossellini”, lì abitava Sergio Amidei che con lo stesso Rossellini e Federico Fellini sceneggiò il film, significanti per il clima di scambio creativo del momento, sono le foto fatte da De Antonis nella sua sala di posa di Marcello Pagliero, mentre prova per girare la scena della tortura di via Tasso.

Nel 1943 va a Palermo come operatore cinematografico per due film da storie di Salgari con la regia di Marco Elter, esperienza che abbandonò subito salvo una ripresa in ambito documentaristico negli anni 50, come ad esempio per “Millesimo di millimetro girato con la regia di Virgilio Sabel per l’Olivetti” Negli anni della guerra realizza molti ritratti tra cui alcuni straordinari a soldati tedeschi prima ed agli Alleati dopo, fotografati nel suo studio alternativamente nel tempo, in posa davanti ad un fondo astratto fatto da ombre di vegetali come uniti da un comune tragico destino. Negli anni 40 inizia le frequentazioni con gli artisti ed intellettuali che gravitavano intorno al Caffè Greco tra cui Goffredo Petrassi, Carlo Levi, Pericle Fazzini , Afro e Mirko Basaldella, Renzo Vespignani, Libero de Libero, Ennio Flaiano, come documentato da una celebre fotografia di Irving Penn del 1948,da queste amicizie nacquero dei bellissimi ritratti a cui seguirono quelli di Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Anna Magnani, Corrado Cagli, Massimo Campigli, Alexander Calder, Giuseppe Capogrossi, Fabrizio Clerici, Silvana Mangano e tanti altri.

Nel 1946 inizia a lavorare per il teatro in particolare con Luchino Visconti da “Delitto e castigo” al Teatro Eliseo di Roma ed in seguito a tutti gli spettacoli del grande maestro, fotografa le maggiori rappresentazioni di Sergio Tofano, Franco Zeffirelli, Giorgio De Lullo, Vittorio Gassman , fino al 1965 per “La Coscienza di Zeno” con la regia di Luigi Squarzina. In questi stessi anni collabora con Irene Brin nel documentare la nascita dell’alta moda italiana per le grandi riviste dell’epoca, fotografa ad esempio i modelli delle Sorelle Fontana, di Gattinoni, di Emilio Schuberth e di Simonetta Visconti, inseriti nei grandi monumenti di Roma archeologici e monumentali, fino a circa i primi anni 50, per poi riprendere una sola volta nel 1968 alla presentazione di “2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick” con i modelli di Germana Marucelli, invitato in un’ultima occasione dalla sua amica Irene Brin.

Alla Galleria dell’Obelisco di Gasparo Del Corso e di Irene Brin espone le sue fotografie astratte nel 1951 con la presentazione di Corrado Cagli e nel 1957 una seconda presentata da Leonardo Sinisgalli. Dagli inizi degli anni 50 inizia a lavorare nella documentazione dei beni culturali italiani con grandi progetti come L’Enciclopedia dell’arte della Sansoni, realizza pregevoli servizi come quello realizzato per la BBC sull’Estasi di S. Teresa di Bernini o il grande libro della Rizzoli sulla Cappella Sistina dove sperimenta tecniche di ripresa fotografica all’avanguardia per l’epoca Negli anni settanta De antonis partecipa alle sperimentazioni del “Gruppo Altro” fondato da Achille Perilli e Lucia Latour, continuerà ad occuparsi di fotografia e del suo archivio fino all’ultima mostra da Lui organizzata “De Antonis un fotografo a teatro” nel 1998 alla Galleria del Segno di Angelica Savinio.

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