La maestra, dal cattivo odore del gas venefico e dal suono delle sirene, si rese conto del pericolo che avrebbero corso i suoi sessanta scolari se avessero respirato quel gas. Invitò e aiutò i ragazzi a tapparsi con fazzoletti la bocca e grazie a due pulmini messi a disposizione dalla Società, li mise in salvo portandoli lontano dalla scuola, a Capestrano, dove la nuvola del gas, più pesante dell’aria, non li avrebbe raggiunti e sarebbe stato più facile trovare il latte, indicato dai medici dello stabilimento, come il più sicuro antidoto contro le inalazioni di cloro. Ma nella drammaticità di quei momenti la maestra non riuscì a pensare a se stessa e le esalazioni da cloro compromisero irrimediabilmente i suoi polmoni. Ricoverata all’ospedale della Santissima Annunziata di Sulmona, morì il 29 gennaio 1954 a soli 34 anni. Il padre Amedeo morì a Roma all’ospedale San Camillo l’8 aprile successivo di crepacuore. Il 13 giugno del 1954, l’onorevole Maria De Unterrichter Jervolino, sottosegretario alla Pubblica istruzione, alla presenza di autorità regionali, politiche e scolastiche, consegnò il diploma di benemerenza di prima classe e la medaglia d’oro al valor civile, alla madre della maestra, Concetta Lagatta. In quello stesso giorno, ufficialmente, furono gettate le basi per intitolare la scuola elementare di Bussi sul Tirino a Lola Di Stefano e si diede avvio alla progettazione per erigere, alla memoria della eroica maestra, un monumento nell’antistante piazzale dell'edificio scolastico.