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Celano riscopre la storia con le Fonti del miracolo

 

Nella giornata degli emigranti Celano dedica un convegno alla tematica del cibo nei ricordi di chi lasciava Patria e affetti e inaugura le Fonti del miracolo. Tutto questo prima della chiusura con il concerto in piazza IV Novembre del cantante Piero Mazzocchetti. Il sindaco Settimio Santilli ha inaugurato, nel rione Fontegrande, le Fonti del miracolo. Alla cerimonia, fra gli altri, l’onorevole Filippo Piccone. Il primo cittadino ha ricordato com’è nato il progetto quando,

nel 2010, il professor Francesco Carusi dell’Associazione anziani fece notare all’allora amministrazione comunale a guida Filippo Piccone lo stato di degrado dell’area dove sorge il monumento di Antonio Berti. L’associazione diede un contributo per la pulizia e il Comune si adoperò per riscoprire l’obelisco. «L’anno dopo - ricorda Santilli - il professor Carusi mi portò dove sorgevano sette buchi, non sapevo che cosa fossero e lui me lo spiegò». La spiegazione è stata affidata all’attore Sergio Meogrossi. Si trattava dei cannelli per l’acqua, dove si svolgeva la vuccata, cioè una pratica di lavaggio degli indumenti. «Non essendo più utilizzate - aggiunge il sindaco Santilli - l’amministrazione comunale ha pensato di riattivarle, sistemando su ognuna di queste il simbolo delle secolari confraternite di Celano». Gli appuntamenti celanesi sono iniziati con la messa per gli emigranti che si è celebrata all’interno del castello Piccolomini. Nel pomeriggio, nella chiesa di San Michele Arcangelo (Sant’Angelo), si è tenuto il convegno dal titolo “Gastronomie d’inchiostro”, la narrazione del cibo nelle lettere degli emigranti italiani all’estero. Protagonisti dell’evento l’antropologo Ernesto Di Renzo, docente dell’università Tor Vergata, e l’antropologo e docente dell’università Ben Gurion (Israele), Francesco Della Costa. Ha moderato l’incontro il giornalista Domenico Ranieri. È stata evidenziata l’importanza del cibo per quanti lasciavano le proprie radici tra la fine dell’800 e gli inizi del Novecento. Persone che hanno portato con loro le proprie abitudini alimentari, che hanno saputo conservarle e in alcuni casi promuoverle anche nelle nazioni dove sono stati ospitati. Francesco Della Costa, che vive con la sua famiglia in Israele, ha raccontato tante particolarità proprio sul rapporto con il cibo in altre nazioni, dove la cultura culinaria si differenzia dalla nostra. Il professor Di Renzo, invece, attraverso un’attenta analisi ha ripercorso un secolo di storia dell’emigrazione proprio attraverso le abitudini alimentari.

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