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Spedizione a 7.000 metri per un impiegato pescarese

Enrico Iacomini, architetto, 43 anni, originario di Tagliacozzo, ma da venti residente a Pescara, impiegato comunale, ha deciso di lanciare la sfida a una delle vette più alte del mondo. Il 3 agosto abbandonerà temporaneamente il Comune,
dove ricopre l’incarico di responsabile del settore Manutenzioni, per affrontare insieme a due suoi amici veneti una spedizione estrema, la conquista del Peak Lenin, la seconda montagna più alta con i suoi 7.134 metri del Kyrghyzstan, Paese asiatico incastonato tra il Kazakistan e la Cina. Iacomini, da sempre amante della montagna come Reinhold Messner, vanta un buon curriculum come scalatore, ma una quota così alta non l’ha mai raggiunta. «Un naturale banco di prova - dice - per chi un domani vuole pensare di salire un 8.000». L’architetto, del resto, è nato tra i monti. «Battezzato a Roccacerro, a 1.050 metri sopra il livello del mare - racconta - ho vissuto la montagna fin da bambino a Marsia». Ma la passione vera per le scalate è nata nel 2011, quando ha conosciuto in Comune Mario Caudullo, attuale responsabile del settore Verde. E’stato un susseguirsi di scalate: nel 2013, la spedizione in solitaria del monte Toubkal alto 4.167 metri, in Marocco; nel 2014, la scalata in coppia del monte Elbrus di 5.642 metri, in Russia; nel 2015, la conquista dalla via francese, del Monte Bianco di 4.810 metri. Adesso, lo aspetta una sfida ancora più grande, quella del Peak Lenin. «Si partirà il prossimo 3 agosto e si tornerà il 22 - rivela Iacomini - Siamo una squadra di tre persone, io e i miei amici veneti Rino Baldisserotto e Anna Greco. Ma non è una spedizione di tipo commerciale». Il viaggio non sarà breve. Iacomini partirà dall’aeroporto di Pescara per raggiungere Orio al Serio, a Bergamo, dove lo aspetteranno i suoi amici. Da lì, l’aereo per Istanbul e poi per Bishkek, capitale del Kyrghyzstan e infine per la città di Osh, a circa 180 chilometri dal campo base. «Dal campo base a 3.600 metri alla vetta - riferisce l’architetto - si dovranno allestire due campi e uno avanzato, rispettivamente, a quota 4.400, 5.300 e 6.100». Per coronare il suo sogno, Iacomini si sta sottoponendo da mesi ad un allenamento duro, tentando di salire le vette dell’Abruzzo oltre i 2.000 metri. «Questo obiettivo sembrava facile, ma non ho messo in conto che le nostre montagne sono battute dal vento. In alcuni casi, mi sono trovato a dover affrontare venti con velocità fino a 50 chilometri orari. Ma una volta, insieme ad altre persone, mi sono imbattuto, durante una scalata, in un vento tra gli 80 e i 100 chilometri orari. Per questo, non siamo riusciti a salire fino in vetta. Un’altra volta, invece, ho dovuto abbandonare la salita a 30 metri dalla vetta del monte Rognone per la scarsa visibilità. Altra esperienza unica - conclude Iacomini - è stata la discesa con gli sci dal monte Magnola al rifugio Telespazio, usando solo il Gps perché non vedevo nulla».

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