Un film ripercorre la crisi della Val Vibrata
In otto anni la Silicon Valley teramana ha perso due terzi degli addetti, soprattutto nel tessile. La Val Vibrata era un tempo uno dei distretti industriali più floridi d’Italia.
Negli ultimi anni la crisi ha toccato pesantemente anche le imprese della vallata più settentrionale del Teramano. Impietosi i dati forniti dalla Camera di Commercio. Nell’arco temporale 2008-2015 sono state interessate da procedure concorsuali 503 imprese, 178 sono quelle fallite. Il comparto col più alto tasso di perdita d’impresa è quello del tessile-abbigliamento (10%), seguito dalla pelletteria (2%) e dal mobile-legno (1,6%). Per quanto riguarda la quantità delle imprese del settore moda, dal 2008 al 2016 il numero delle aziende tessili vibratiane è sceso da 200 a 137, le imprese del cuoio sono passate da 408 a 375, mentre le aziende di abbigliamento sono cresciute da 431 a 471, ma in gran parte sono imprese cinesi. Il numero di occupati è sceso dai 7876 addetti del 2008 ai 2031 del 2015: persi 5845 posti di lavoro. Un dramma sociale, oltre che economico. Un cineasta che viene dalla Val Vibrata, Mauro John Capece, di Alba Adriatica, ha deciso di raccontare le difficoltà della classe imprenditoriale con il suo nuovo lungometraggio SFashion. Il film è stato presentato dal regista e dalla sua interprete e co-sceneggiatrice Corinna Coroneo nella sede teramana della Camera di Commercio. Con loro Cesare Zippilli, presidente di Confindustria Teramo, e gli altri interpreti di SFashion, Giacinto Palmarini, Randall Paul, Gabriele Silvestrini. Il film è stato girato negli stabilimenti di due imprese vibratiane che invece viaggiano a gonfie vele, il maglificio Gran Sasso e la lavanderia industriale Wash Italia.