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La Pietà aquilana stupisce il mondo

La piccola scultura in stucco raffigurante una Pietà, tornata recentemente alla luce all’interno di una nicchia nascosta per secoli da un muro di mattoni a Palazzo Morini-Cervelli, in centro storico all’Aquila, è uno dei pochissimi esemplari del genere in città e potrebbe avere una provenienza di ambito tedesco. In ogni caso, il gruppo scultoreo testimonia un periodo di grande ricchezza culturale per L’Aquila tra XV-XVI secolo. Sono unanimi nel giudizio gli operatori dei Beni culturali del capoluogo che già hanno puntato l’attenzione sulla scultura, da tutti ritenuta di finissima fattura, soprattutto nella figura della Madonna.

«Si può ipotizzare forse l’opera di un maestro di ambito tedesco o che abbia guardato allo stile degli artisti provenienti dal Nord Europa e presenti all’Aquila nel corso del XV-XVI secolo» secondo la storica dell’arte Letizia Tasso, che ha seguito il ritrovamento per conto della Soprintendenza dell’Aquila e del cratere. «Ovviamente, non si può ipotizzare l’intervento di un importante artista, dato il contesto privato e la tipologia del gruppo scultoreo. È però interessante vedere come le differenti influenze che permeano il panorama artistico aquilano tra ‘400 e ‘500 siano insite anche all’interno dello stile di artisti anonimi o minori». Si tratta di un ritrovamento «di sicuro interesse, agevolmente identificabile come Vesperbild (Vergine Maria che regge sulle ginocchia il corpo di Cristo)», per la direttrice del Polo museale d’Abruzzo Lucia Arbace. «Si tratta comunque di un reperto non privo di rarità perché questa tipologia più di frequente è articolata a tutto tondo», spiega la direttrice. «Un precedente prossimo è rappresentato dalla terracotta policroma del maestro abruzzese attivo alla metà del XV secolo, conservata nel Museo nazionale d’Abruzzo, che raffigura la Vergine velata con corpo del Cristo morto in grembo, tradendo l’influenza di modelli iconografici nordici particolarmente popolari a partire dal XIV secolo. Altre Pietà ascrivibili alla fine del XIV secolo e alla prima metà del XV secolo sono quelle conservate nel museo diocesano annesso alla cattedrale di San Tommaso a Ortona, nella chiesa di Santa Maria ad Nives a Rocca di Mezzo e nella parrocchia di Roio Poggio, nell’Aquilano, senza dimenticare il rilievo a più figure nella chiesa di Santa Maria del Ponte all’Aquila recentemente restaurata».  

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