Damiani progetta software, sistemi di controllo elettronici che servono per far funzionare bolidi come la 720 S del costo di 250 mila sterline (oltre 284 mila euro) e una velocità stradale di 250 km orari. Prima ancora, per due anni e mezzo, e fino alla fine del 2016, ha lavorato per la Williams, scuderia britannica della Formula Uno. Una carriera rapida e brillante in seno alle più famose case automobilistiche mondiali, ottenuta molto «per merito», ma anche un po’ per fortuna: «Ero la persona giusta al posto giusto, che aveva le competenze che in quel momento servivano alle grandi aziende per crescere e svilupparsi». Un concetto espresso con l'umiltà di chi sa di essere bravo, ma senza ostentazione. Il giovane pescarese, che vive in Inghilterra da sette anni e non ha mai lavorato in Italia, è figlio di Arcadio Damiani, radiologo all'ospedale civile, e di Mirella D'Amico, laureata in Scienze Sociali. Anche la sorella Claudia, 28 anni, è ingegnere in un’azienda che produce applicazioni elettroniche ad Amburgo, in Germania, dove vive. La passione di Andrea per le macchinine esplode all'età di 12 anni. «A quell'età», racconta, «mentre smontavo e rimontavo macchinine, decisi che da grande avrei intrapreso questo tipo di carriera». E, scuola dopo scuola, studi dopo studi, non ha mai perso di vista il suo obiettivo. Elementari alla Ennio Flaiano, medie alla Antonelli. Poi, al liceo scientifico Galilei, le equazioni matematiche e la fisica, hanno rafforzato il suo sogno. Quindi si è iscritto al Politecnico di Milano dove ha vissuto per cinque anni. Triennale e specialistica. Durante la preparazione della tesi di laurea sull'orientamento meccanico aeronautico (altra sua grande passione) gli capita di trasferirsi a Bristol, in Inghilterra. E qui comincia la grande avventura.