I soldi sono arrivati nel 2016, e in poco più di un anno sono già disponibili i primi risultati. Il dottor Carlo Sorrentino e la dottoressa Stefania Ciummo, sono i principali autori degli esperimenti. Interleuchina 30 è una proteina prodotta dal sistema immunitario, che secondo lo studio abruzzese di prossima pubblicazione sulla rivista Cancer Research, è in grado di condizionare il comportamento delle cellule staminali del cancro alla prostata, rendendole più aggressive. Una molecola, osserva la professoressa Di Carlo, «che ha un ruolo cruciale nell’insorgenza e nella progressione della malattia». Per capire i meccanismi di azione dell’Interleuchina 30 sono stati avviati studi in vitro e in vivo. «Oggi è noto», prosegue Di Carlo, «che le cellule staminali tumorali, cellule rarissime, hanno un ruolo nell’insorgenza ma anche nella metastatizzazione di un tumore, perché hanno una enorme capacità di disseminarsi». Sono loro a causare un ritorno di malattia, anche a distanza di molti anni, quando riescono a sopravvivere alle terapie. A renderle così forti è proprio l’Interleuchina 30, che stimola l’espansione e la prolificazione cellulare. Per dirla in soldoni, «la molecola fa sì che le cellule staminali tumorali sfuggano al controllo da parte del sistema immunitario. Inoltre, favorisce la angiogenesi tumorale, ovvero la capacità, da parte di un tumore, di formare una rete di vasi attraverso i quali si alimenta, e la metastatizzazione.