A est la linea glauca dell’Adriatico, segnata dai cocuzzoli antistanti delle colline dove allignano gli ulivi; a nord la dannunziana vallata del Pescara piena d’incanti; poi, in un amplissimo arco d’orizzonte, le montagne lontane delle Marche, le piramidi alpine del Gran Sasso, il gruppo del Morrone e, infine, la montagna della Maiella che sembra lì a due passi e si profila con la sua sagoma imponente e mansueta, ammorbidita da un gran manto di neve recente». Negli anni però la definizione di “città camomilla” è stata letta come un fatto negativo, addirittura offensivo per la città. Una lettura sbagliata, da correggere, perché contraria alla realtà. E da questa considerazione è partita l’idea fatta propria dal Consorzio Abitare Oggi, che ha scelto Chieti appunto per la qualità dell’ambiente che può offrire, di istituire un premio intitolato la “camomilla d’oro” da assegnare ogni anno a chi riesce a dare serenità agli italiani. Un premio che serva anche a candidare Chieti come la capitale della serenità con il suo patrimonio monumentale, il suo passato, le sue tradizioni e soprattutto la sua gente consapevole di vivere in una città davvero a misura d’uomo. Per assegnare il premio, il prossimo mese di maggio, tradizionalmente dedicato alle feste patronali, verrà chiamata ad esprimersi una giuria che verrà prossimamente indicata. A realizzare il premio la camomilla d’oro saranno chiamati gli allievi del locale Liceo artistico.
Nasce a Chieti il Premio Camomilla
Chieti “città della camomilla” è la definizione del capoluogo teatino che offrì il giornalista Alberto Mario Perbellini, inviato speciale del Resto del Carlino, per seguire il processo per l’omicidio Matteotti che si svolse nel 1926. Infatti in un articolo pubblicato il 13 marzo Perbellini tra l’altro scriveva: «La stessa posizione di Chieti costituisce un elemento di serenità: se esistono città dove ci si sente portati al fracasso e alla sovraeccitabilità, ne esistono altre che riposano lo spirito e «placano i flutti», infondendo al cuore singolari placidità. Chieti è appunto una di queste beate città-camomilla. «Basta affacciarsi ai parapetti dei suoi viali esterni, appoggiati ai colli come a paradossali bastioni, per comprendere la potenza serenatrice dell’incomparabile panorama.