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Pianeta maldicenza e festa del pettegolezzo

La città dei contrasti. Della Perdonanza di Celestino V e della maldicenza agnesina. Del Perdono e del pettegolezzo esasperato. Due tradizioni, due emblemi dell'aquilanità più pura che, a un'attenta analisi, collimano. Laddove il Perdono incarna la riconciliazione
e la maldicenza coincide con la critica costruttiva, volta a far crescere la società, a migliorarne gli aspetti più deboli. Ed è proprio quest'ultima accezione che caratterizza il Pianeta maldicenza, giunto alla 13ª edizione, che dopo il prologo della Tombola Agnesina, il 9 dicembre scorso, si aprirà ufficialmente il 6 gennaio. I dettagli del Festival, nato come strumento di promozione mediatica della tradizione agnesina aquilana, verranno illustrati il 2 gennaio, nella sala Rivera di Palazzo Fibbioni, dal vice sindaco, Guido Quintino Liris, e dell'assessore alla Cultura, Sabrina Di Cosimo. Si parlerà ancora di quella “festa strana”, che negli ultimi tempi è stata riportata nei ranghi di una positività morale e di un rinnovato spirito di coesione sociale. Il cartellone del Pianeta maldicenza, che ogni anno si arricchisce di nuovi appuntamenti culturali e culinari, ruota intorno al tema della parresia socratica: di quella critica pungente, veemente, costruttiva, ben lontana dall'accezione popolare della maldicenza come pettegolezzo volto a colpire e diffamare. Una rivoluzione culturale da cui sono nati convegni, dibattiti, approfondimenti, non di meno un premio dedicato a personaggi pubblici «che si siano particolarmente distinti nell'agire con moralità e spirito di sacrificio collettivo». L'antica festa di Sant'Agnese, celebrata a tavola con lauti banchetti durante i quali assegnare le ambite cariche annuali, ha assunto ormai un aspetto culturale non trascurabile. Quello dell'esercizio di una dialettica costruttiva, impegnativa, misurata, volta a dire male del male e non dire male di qualcuno, come in passato. Così si presenta oggi il Festival del Pianeta maldicenza, che porta l'imprimatur della Congrega dei devoti di Sant'Agnese. Della tradizionale festa delle malelingue, celebrata il 21 gennaio, resta il ricordo di Sant'Agnese, la martire cristiana il cui culto si diffuse all'Aquila all'inizio del Trecento, per la presenza in città dell'omonimo monastero che affiancava le mura storiche del quarto di Santa Maria Paganica. Qui venivano accolte le “pentite o malmaritate”: fanciulle libertine o serve dei palazzi aquilani che davano libero sfogo al pettegolezzo narrando i segreti delle case nobiliari.

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