Il mistero delle spoglie del beato Bassand
“Erano conservate nella cappella a sinistra, guardando l’altare maggiore, della basilica di Collemaggio, prima del terremoto. Ma da quasi nove anni delle spoglie del beato Bassand si sono perse le tracce”. A lanciare l’allarme è Floro Panti,
presidente del Centro studi celestiniani, preoccupato dal fatto che alla riapertura della basilica, mercoledì scorso, l’altare del Santissimo Sacramento non ospitava più le reliquie. «Dopo il terremoto sono state portate via come quelle di Celestino V», spiega Panti. «Più volte ho provato a chiedere dove fossero conservate, ma nessuno ha saputo dirmelo. Mi è stato assicurato che torneranno in basilica, ma mi chiedo come sia possibile che non siano già al loro posto». Jean Bassand, italianizzato in Giovanni Bassand o Giovanni Bassando, monaco celestiniano francese, è nato a Besançon nel 1365 circa e morto all’Aquila il 26 agosto 1445. Nel 1443 venne inviato da Papa Eugenio IV all’Aquila con lo scopo di riformare la basilica di Santa Maria di Collemaggio. Il prelato francese, tuttavia, incontrò molte difficoltà nel portare avanti il suo lavoro di francesizzazione del monastero e, sostenendo che gli aquilani fossero «uomini difficili», tornò a Roma prima d’essere nuovamente trasferito in Abruzzo dove rimase in totale quindici mesi. Le sue spoglie sono state conservate, dal momento della sua morte fino al 2009, a Collemaggio. «Conosco bene le vicende del beato perché da più di 30 anni mi occupo della basilica», spiega Panti. «Capisco le difficoltà incontrate dopo il terremoto, ma adesso è passato molto tempo è non c’è motivo per non far tornare al proprio posto le spoglie ed esporle. Nel 2013 è stata fatta la ricognizione ai resti mortali di Celestino, è stata ricostruita la maschera di cera, ma nessuno ha mai parlato di quelle del beato Bassando. Una figura importante, tanto che le reliquie erano ospitate nell’altare del Santissimo Sacramento, dove è conservato il tabernacolo con le ostie consacrate, non in un altare di poco conto. Vorrei capire cosa sta accadendo. Non so neanche in che condizioni siano conservate, da dopo il terremoto, le ossa del Beato». Un altro “scandalo”, secondo Panti, è quello che riguarda il convento annesso alla basilica, di fatto in abbandono dal 2009. «Il chiostro quattrocentesco, la Sala celestiniana e l’affresco di Saturnino Gatti nel refettorio dei frati stanno marcendo», conclude il presidente del Centro studi celestiniani. «È tutto abbandonato e non sappiamo che fine farà. La chiesa e il convento rappresentavano un corpo unico. È lodevole la scelta di migliorare il Parco del Sole, ma non si può mettere da parte l’edificio adiacente alla basilica di Santa Maria di Collemaggio, che prima del terremoto ospitava la sede del Conservatorio. La basilica di Collemaggio è bellissima, specialmente dopo le opere di restauro, ma accanto ci sono tetti crollati. Si potrebbe pensare di realizzare, ad esempio, nell’ex convento, una casa del pellegrino oppure un ostello a basso costo, come ad Assisi. Invece non ci sono progetti su quel complesso abbaziale che rischia di scomparire per sempre».