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Il regista Claudio Di Scanno tra i big del libro di Cordelli

 

Per Franco Cordelli, critico teatrale del Corriere della Sera, poeta e saggista, non è roseo il futuro della regia d’arte. Questa la riflessione che nel suo ultimo volume, dal titolo piuttosto esplicativo Declino del Teatro di regia (Editoria&Spettacolo, Roma, 2014), Cordelli esprime, e lo fa attraverso una composizione letteraria particolare e suggestiva, raccogliendo in esso ottantuno articoli usciti sul Corriere della Sera tra il 1998 e il 2013, dedicati a settantadue registi italiani e stranieri,

compendiati da una lunga e significativa conversazione con Andrea Cortellessa e uno schedario teatrografico a cura di Simone Nebbia. E scorrendo le pagine del libro vi si trovano le recensioni sugli spettacoli di grandi Maestri della scena contemporanea, da Luca Ronconi a Leo De Berardinis, da Massimo Castri a Peter Brook ad Arianne Mnouchkine, e poi Tadeusz Kantor, Peter Stein, Eimuntas Nekrosius, Romeo Castellucci, Giorgio Strelher, Mario Missiroli, Lev Dodin. E ancora Vassiliev, Bergman, Peyman, per passare a Emma Dante, Antonio Latella, Pippo Di Marca, Massimiliano Civica, Valerio Binasco, tanto per citare alcuni degli italiani della nuova generazione. Tra questi c'è anche l'abruzzese Claudio Di Scanno, pescarese di nascita ma trapiantato a Popoli, la cittadina dove vive e lavora da oltre venti anni, compreso nel libro di Cordelli con uno dei suoi spettacoli di maggior successo, vale a dire I Giganti della Montagna di Luigi Pirandello, nella sua seconda versione del 2008 prodotta dal Florian Teatro e dal Drammateatro. Spettacolo che peraltro valse a Di Scanno una nomination dello stesso Cordelli, che lo vota quale migliore regia ai prestigiosi Premi Ubu per il Teatro fondati da Franco Quadri. Il regista abruzzese non è nuovo a presenze in saggi e articoli di critici e storici di teatro, per tutte la citazione sul volume di Luigi Squarzina Il Romanzo della Regia (Pacini Editore, Roma, 2006), una corposa antologia della regia teatrale in Italia, o anche su documenti accademici quali Venezia Arti, il Bollettino annuale dell'Università Cà Foscari di Venezia, a cura di Paolo Puppa e Prove di Drammaturgia del Dams dell'Università di Bologna in un'editoriale a cura di Claudio Meldolesi e Gerardo Guccini dove si affianca il Brecht del suo Uragani al celebre Ceneri di Brecht di Eugenio Barba e dell'Odin Teatret.

Il titolo del volume di Cordelli è ovviamente provocatorio perché, come scrive lo stesso autore in premessa, gli spettacoli riportati rappresentano nel loro insieme il tramonto di una grande stagione dell'arte della regia teatrale occidentale che è appunto il Novecento. Ma lo stesso Cordelli ci parla del teatro non solo come una professione ma come una passione irriducibile che attraversa l'esistenza dei suoi protagonisti e degli spettatori e prosegue verso un futuro aperto e ancora tutto da scrivere. Una riflessione preziosa che pone l'accento sull'oggi del teatro e sulla formidabile esperienza della regia d'arte a cavallo tra la fine del secolo scorso e l'inizio del nuovo Millennio, definito da Cordelli “Anno Zero”, un nuovo punto di partenza verso l'ignoto dei tempi a venire.

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